La solitudine delle stelle a mezzanotte
INTERVISTA ALL'AUTRICE
Benvenuta alle interviste di Lesbook, lo spazio dedicato alle voci che stanno plasmando l’universo della narrativa WLW nel queer contemporaneo.
Qui incontriamo autrici capaci di emozionare, sorprendere e raccontare il mondo attraverso storie che parlano di identità, coraggio e amore in tutte le sue forme.
Ogni intervista nasce con un obiettivo: entrare nel laboratorio creativo dell’autrice, scoprire da dove nasce un’idea, come prendono forma i personaggi e quali sfide accompagnano il viaggio della scrittura. Un momento intimo, autentico e senza filtri, pensato per portare le lettrici dietro le quinte del romanzo e dentro le emozioni di chi lo ha scritto.
Oggi abbiamo il piacere di ospitare Anthea D'Arrigo, che ci accompagna in un dialogo fatto di ispirazioni, processi creativi e progetti futuri. Pronte a scoprirla?
Breve presentazione dell’autrice, del libro e del tema principale.
Anthea D’Arrigo, nata a Catania il 22 luglio 1992, è diplomata al Liceo Artistico in Beni Culturali e Catalogazione e laureata all’Università di Pisa in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione. L’esperienza lavorativa in ambito cinematografico e la passione per il raccontare storie sono stati i motori che hanno ispirato la nascita del suo romanzo. Si tratta di una saga di formazione in sette volumi, collocata cronologicamente tra gli inizi degli anni ’90 e i primi anni 2000. La storia segue Giulia Nicolini, una sedicenne genovese che, oppressa da una realtà adolescenziale complicata, decide di iniziare a scrivere un diario. Da questo gesto prende vita un esperimento narrativo vissuto in prima persona, che fonde
romanzo e sceneggiatura visiva. Uno dei temi portanti è la scoperta della propria identità, espressa attraverso la metafora della “notte”: un viaggio introspettivo dall’oscurità all’alba, che attraversa idealizzazioni, dipendenze affettive, conflitti familiari, traumi irrisolti, perdita, solitudine, amore… e soprattutto rinascita. È una storia sul buio necessario per riuscire, finalmente, a vedere la propria luce.
Come è nato questo progetto? Ricordi il momento preciso in cui l’idea ha iniziato a prendere forma?
L’idea del romanzo è nata quasi per caso, nel 2016, su un Intercity diretto da Pisa Centrale a Genova Piazza Principe. Durante il viaggio, mentre osservavo i paesaggi scorrere, le case liguri colorate e il mare, in testa era balenato un incipit, e con lui una domanda: e se ambientassi una storia qui? All’inizio, scrivere di Giulia è stata una cura, una fuga dalla realtà che vivevo. Poi, pagina dopo pagina, quel mondo ha iniziato a muoversi da solo, ad avere un senso, una struttura, un cuore e un’anima. A quel punto è stato chiaro. Avevo trovato qualcosa da raccontare.
Come sono nati i personaggi? Partivano da un’immagine precisa, da un’emozione o sono cresciuti strada facendo?
I personaggi della saga sono una fucina di elementi interessanti. Nella fase iniziale della stesura seguivano, per logica, le linee guida che avevo tracciato, disseminate di ricordi personali, emozioni, frammenti di esperienze, ecc. Scrivendo, però, ciascuno di loro mi ha messo alla prova, prendendo strade proprie, ribellandosi alle idee che avevo in origine, sviluppandosi in direzioni autonome e imprevedibili. È stato buffo, ad un tratto mi ero resa conto che non ero più io a guidarli. Così, semplicemente, ho imparato ad ascoltarli, lasciando che fossero loro a dirmi chi volessero essere e non il contrario.
Qual è stato il momento più entusiasmante della scrittura e quale, invece, quello che ti ha messo più alla prova?
Ci sono due momenti che definirei entusiasmanti. Il primo, la presa di coscienza di essere giunta a un finale che mi soddisfacesse davvero, perché ottenuto senza forzature e in totale collaborazione tra me e i personaggi. Abbiamo remato tutti verso la stessa direzione. Il secondo, la telefonata di Amazon per la selezione come finalista all’Amazon Storyteller! Il momento più duro? La scrittura della parte iniziale del sesto volume, dove ho dovuto affrontare una tematica molto delicata che mi ha terrorizzata fino a poco prima della pubblicazione. Alla fine ho rischiato, e non potevo fare scelta migliore..
Hai mai avuto un momento di stallo o di sconforto, in cui hai pensato di mollare tutto? Se sì, cosa ti ha fatto andare avanti?
A dire il vero, parecchi. Quando tieni tanto a qualcosa, te lo devi mettere in testa che, prima o poi, questi momenti arrivano. La chiave è trovare sempre la forza di non lasciarsi vincere da essi. Posso dire che la costruzione di questo progetto è stata costellata da paure, incertezze e via discorrendo. C’è stato persino un blocco creativo. Ma poi, la voglia di non avere rimpianti nella vita è stata ciò che ha alimentato quella piccola fiammella che, ancora oggi, continua a bruciare. Mio nonno mi diceva sempre: «Meglio dire com’è che com’era!»
Cosa puoi anticiparci del tuo futuro letterario? Hai già un progetto in lavorazione o un’idea che ti sta chiamando?
Assolutamente sì. È già in fase di scrittura un prequel de La Solitudine delle Stelle a Mezzanotte, incentrato sul
personaggio di Manuela Bernardini e il suo rapporto con Silvia Nicolini, la sorella della nostra Giulia. Si esploreranno gli eventi antecedenti alla saga principale, collocati cronologicamente tra il 1989 e il 1994. Insomma, uno squarcio temporale che racconterà la realtà con altri occhi, mostrando ciò che c’era prima dell’inizio ufficiale della storia. Successivamente, mi piacerebbe dare vita a un mondo tutto nuovo, e posso anticipare che, con ogni probabilità, sarà la mia amata Sicilia il luogo dell’ambientazione.
C’è un personaggio a cui sei particolarmente legata? E uno in cui ti riconosci di più? Perché?
In tutta sincerità… sì e no. Chiaramente, Giulia, più di altri, è lo specchio in cui mi sono riflessa tante volte, ma la vera sfida è stata quella di scovare, continuamente, frammenti della mia personalità anche nei personaggi più “distanti”. Affettivamente, poi, non c’è un legame esclusivo con un solo personaggio. Tutti, nessuno escluso, mi hanno donato e lasciato dentro qualcosa di importante. Tra loro e me c’è stato uno scambio reciproco, quasi simbiotico, di amore, rispetto e scoperta. Sono diventati un vero e proprio prolungamento della mia anima. Non ci sono altri mezzitermini.
Quale tema o messaggio speri arrivi più forte ai lettori?
Anche se, dal titolo della storia, dirlo possa sembrare un paradosso, vorrei che chi legge si sentisse meno solo. Che capisse che tutti, almeno una volta, abbiamo inseguito amori impossibili, confuso il bisogno con il sentimento, scambiato la dipendenza per destino. Giulia non è solo un personaggio, è un percorso che invito tutti a fare, la prova che ci si può spezzare mille volte, e mille volte ricomporre, per diventare chi siamo destinati a essere. Il messaggio? La vita non cambia quando qualcuno ci ama, ma quando finalmente impariamo a farlo noi.
C’è un aneddoto curioso o un dettaglio nascosto che nessuno ha ancora notato nel libro?
Oh, sì… eccome! Uno fra i tanti è che una scena del primo volume, la ricerca del cognome di Francesca sui citofoni, è successa realmente per le strade di Genova. La differenza sta nel fatto che tenessi fra le mani il mio block-notes per appuntare i cognomi che mi ispiravano per i personaggi. Il caldo, la fatica… tutto vissuto sulla pelle, mamma mia! Un altro aneddoto è legato alla scoperta del termine ciacciarona. Con una mia amica girammo per tutta Genova intervistando soprattutto gli anziani ai bar. Volevo scoprire come si dicesse “chiacchierona” in genovese. Beh, in uno di quei bar si scatenò un dibattito così acceso tra vecchietti zeneixi (genovesi), che ancora lo ricordo.
Cosa ti emoziona di più nel dialogo con le tue lettrici e lettori? C’è un feedback che ti ha colpita?
In assoluto, è il loro amore più volte dimostrato per questa saga. Alcuni l’hanno definita un porto sicuro in cui tornare, dove sentirsi a casa, dove ritrovarsi. Per me non c’è soddisfazione più grande, perché il pensiero di far star bene qualcuno attraverso la scrittura è impagabile. La consapevolezza che molti rileggano l’intera storia più e più volte, mi fa credere che in fondo, qualcosa di buono sia stato fatto. Che una traccia di Giulia e del suo mondo sia rimasta nei loro cuori. Il mio augurio è che questa storia, continui a essere una ragione per ritrovare un sorriso, un po’ di pace e… chissà, qualche risposta.
Qual è il sogno grande, irraggiungibile, un po’ folle, che ti auguri di realizzare come autrice nei prossimi anni?
Da amante del mondo dell’audiovisivo, sicuramente il sogno sarebbe una trasposizione in una serie tv della saga, assolutamente! Sarebbe una figata pazzesca. Oltretutto mi proporrei di collaborare persino alla scenografia, visto il passato da aiuto-scenografa che conservo caro. Ma vabbè, come si suol dire, è bello sognare. Ridimensionando il tutto, però, sarebbe già meraviglioso riuscire a far conoscere sempre a più persone questo progetto, in particolar modo essere d’aiuto a chi spera di ritrovarsi, rispecchiarsi dentro a una storia, o semplicemente essere una voce riconoscibile. Sapete? Ci spero proprio tanto.
Ringraziamo Anthea D'Arrigo, per averci fatto entrare nel suo mondo. Ora la prossima domanda falla tu lettrice!

