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Our home - La linea sottile

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L'intervista all'autrice

L'intervista all'autrice

Benvenuta alle interviste di Lesbook, lo spazio dedicato alle voci che stanno plasmando l’universo della narrativa WLW nel queer contemporaneo.


Qui incontriamo autrici capaci di emozionare, sorprendere e raccontare il mondo attraverso storie che parlano di identità, coraggio e amore in tutte le sue forme.


Ogni intervista nasce con un obiettivo: entrare nel laboratorio creativo dell’autrice, scoprire da dove nasce un’idea, come prendono forma i personaggi e quali sfide accompagnano il viaggio della scrittura. Un momento intimo, autentico e senza filtri, pensato per portare le lettrici dietro le quinte del romanzo e dentro le emozioni di chi lo ha scritto.


Oggi abbiamo il piacere di ospitare Manu Luce, che ci accompagna in un dialogo fatto di ispirazioni, processi creativi e progetti futuri. Pronte a scoprirla?


Breve presentazione dell’autrice, del libro e del tema principale.

Sono cresciuta dove tutto ciò che era ovvio e scontato, bello ed entusiasmante, romantico e trascinante, era etero. Le prime coppie lesbiche erano quelle in secondo piano, o che finivano in tragedia, o quelle scritte apposta anche senza sapore o quelle mancate, perché “la quota saffica” era un’altra. E io non mi accontentavo. Io Manu Luce forse non sono nata così come autrice, ma sono nata così come autrice queer, decidendo di dedicarmi a sole storie con protagoniste donne che si innamorano di donne in trame che, magari, non hanno la loro relazione al centro di tutto. E di certo è nata così Our home: da una ship televisiva non canonica che avrebbe dato tanto e non ha dato, sfrattata dal suo mondo di partenza e buttata su un altro dove potranno essere felici. O ci provano. Due famiglie stanno per diventarne una, il matrimonio delle loro madri è alle porte, ma troppi segreti si celano nell’ombra.


  1. Come è nato questo progetto? Ricordi il momento preciso in cui l’idea ha iniziato a prendere forma?


La saga di Our home, che non è che una lunga storia divisa in parti, è nata come fan fiction! Ho iniziato a scriverla a fine 2017, stanca della serie tv a cui deve le sue radici. Non scrivevo da un anno, dopo aver scoperto di essere dislessica è stato difficile, credevo avrei smesso, ma quella ship le fan fiction mi hanno salvata. Ne scrissi brevi e Our home fu la mia scommessa: non sono brava e mai lo sarò, ma la scriverò lo stesso perché la voglio, la sento.


  1. Come sono nati i personaggi? Partivano da un’immagine precisa, da un’emozione o sono cresciuti strada facendo?


C’è un senso comune convinto che, siccome i personaggi delle fan fiction sono derivativi, sia più facile di scrivere altri personaggi. Non sono nata scrittrice di fan fiction e i personaggi sono personaggi e quando li scrivi tu sono tuoi, a prescindere. Derivativi o meno, tutti i miei personaggi nascono da un’idea di base e crescono col tempo davanti a me, da soli, facendo le proprie esperienze. Ed è per questo che non ci sono figli e figliastri!


  1. Qual è stato il momento più entusiasmante della scrittura e quale, invece, quello che ti ha messo più alla prova?


Non so proprio il più entusiasmante, ma ci sono momenti, quando i personaggi arrivano a certe conclusioni, o quando si spalleggiano a vicenda, che mi infiammano come se fossi con loro. Adoro scrivere scene così! Ciò che mi mette più alla prova invece sono le scene di sesso, senza dubbio! Non so mai dire come vengano davvero, ci metto sempre dentro

sensazioni ma anche pensieri. E mi metto a ridere nervosa quando rileggo!


  1. Hai mai avuto un momento di stallo o di sconforto, in cui hai pensato di mollare tutto? Se sì, cosa ti ha fatto andare avanti?


Curioso, avevo già quasi risposto a questa domanda, senza saperlo. Quando scoprii di essere dislessica volevo davvero mollare tutto. Non so se avete mai provato l’orribile sensazione di non fare mai abbastanza, di non essere mai brava nonostante tutti gli sforzi, di non arrivare mai da nessuna parte e che è tutto tempo perso. Io mi sono sentita spesso così, poi ho scoperto il perché e il mio mondo non ha fatto che crollare ancora più in basso.


  1. Cosa puoi anticiparci del tuo futuro letterario? Hai già un progetto in lavorazione o un’idea che ti sta chiamando?


Beh, di sicuro sarò ancora tanto impegnata con Our home nei prossimi anni, ma ho tante altre cosette in pentola. Ad esempio, potrebbe arrivare un fantasy quando meno ce lo aspettiamo (e mi ci metto dentro anch’io: non so quando aspettarmelo!) con magia, una maledizione e dei capelli rossi.


  1. C’è un personaggio a cui sei particolarmente legata? E uno in cui ti riconosci di più? Perché?


Elisabetta, la protagonista antieroina cinica ed egoista di Operazione 98: Tutto secondo i piani. E no, non perché antieroina cinica ed egoista, è che a lei ho dato molto di me su altri aspetti, non esattamente quelli evidenti. E Shizuka, la protagonista di una mia storia che ancora non vedrà luce per un po’. O forse. Se Elisabetta ha tanto di me, Shizuka è quello che io non sono ma che avrei sempre voluto essere: forte, determinata, sicura di sé.


  1. Quale tema o messaggio speri arrivi più forte ai lettori?


Oddio, tratto diversi temi, alcuni anche in modo veramente mirato come accade nel secondo volume di Our home, Qualcosa da nascondere, in merito a cosa davvero crei una famiglia, ma la verità è che… vorrei che ci si lasciasse rapire dai personaggi e le loro dinamiche, più che “trasmettere” qualcosa. Mi piace l’idea di poterlo fare, certo, ma non sono sicura di esserne in grado e se anche passasse “sottopelle”, senza rendersene conto, non sarebbe male.


  1. C’è un aneddoto curioso o un dettaglio nascosto che nessuno ha ancora notato nel libro?


Sì. Probabilmente. Ma è ben sepolto in mezzo alle parole, quindi è giusto così e non sarò di

certo io a svelarlo :D


  1. Cosa ti emoziona di più nel dialogo con le tue lettrici e lettori? C’è un feedback che ti ha colpita?


Mi emoziona quando mi accorgo che, ciò che ho scritto, lo hanno letto davvero. Potrà sembrare sciocco, ma è il punto di tutto! Quando mi parlano dei personaggi e cosa è piaciuto e allora ho un sorriso stampato in faccia, ancora incredulo. “Non sono più solo nella mia testa, sono reali”. La cosa che più mi è rimasta impressa non è proprio un feedback, ma la

domanda su un cuscino e se ad Ana, coprotagonista di Our home, sarebbe piaciuto.


  1. Qual è il sogno grande, irraggiungibile, un po’ folle, che ti auguri di realizzare come autrice nei prossimi anni?


Essere riconosciuta come scrittrice; come qualcuna che, nonostante tutto, ce l’ha fatta. E

continua a farcela.



Ringraziamo Manu Luce, per averci fatto entrare nel suo mondo. Ora la prossima domanda falla tu lettrice!



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