Non è vero che in campagna c'è silenzio di Martina Salvai
Benvenuta alle interviste di Lesbook, lo spazio dedicato alle voci che stanno plasmando l’universo della narrativa WLW nel queer contemporaneo.
Qui incontriamo autrici capaci di emozionare, sorprendere e raccontare il mondo attraverso storie che parlano di identità, coraggio e amore in tutte le sue forme.
Ogni intervista nasce con un obiettivo: entrare nel laboratorio creativo dell’autrice, scoprire da dove nasce un’idea, come prendono forma i personaggi e quali sfide accompagnano il viaggio della scrittura. Un momento intimo, autentico e senza filtri, pensato per portare le lettrici dietro le quinte del romanzo e dentro le emozioni di chi lo ha scritto.
Oggi abbiamo il piacere di ospitare Martina Salvai, che ci accompagna in un dialogo fatto di ispirazioni, processi creativi e progetti futuri. Pronte a scoprirla?
Breve presentazione dell’autrice, del libro e del tema principale.
Martina Salvai, napoletana classe ’89 al suo esordio con Golem Edizioni. “Non è vero che incampagna c’è silenzio” è un noir ambientato in provincia di Napoli: in una pineta alle falde del Vesuvio viene rinvenuto il cadavere dell’avvocato Pardi, vicino di casa della giornalista freelance Amanda Sifri.
A indagare è la poliziotta Mara, che coinvolge Amanda nella speranza di farsi notare in un ambiente lavorativo dominato da uomini. Tra le due scatta qualcosa e, tra un interrogatorio e una perquisizione, le schermaglie amorose non mancano.
Oltre al corso delle indagini ufficiali, seguiamo Amanda mentre scopre la storia della famiglia dell’avvocato: la madre Altea, in particolare, ha un passato oscuro di violenza e un amore infelice che la lega ancora alla cognata. La narrazione corre parallela tra presente e passato finché il colpo di scena finale saprà intrecciare ogni evento, anche attraverso i decenni.
Come è nato questo progetto? Ricordi il momento preciso in cui l’idea ha iniziato a prendere forma?
Il progetto ha preso vita con la “nascita” di Amanda Sifri, la protagonista, che ha iniziato ad avere una sua voce e molte, anche troppe!, cose da dire. Ho iniziato a scrivere il suo diario ma poi l’idea di trasformarla in una detective amatoriale ha cambiato i miei piani, quindi l’ho messa di fronte a un cadavere e la poliziotta Mara l’ha coinvolta nelle indagini. Da qui le personagge hanno iniziato a costruire la storia: innamorandosi, sospettando, indagando.
Come sono nati i personaggi? Partivano da un’immagine precisa, da un’emozione o sono cresciuti strada facendo?
Dipende dal personaggio, ma posso fare un esempio concreto. Amanda Sifri nasce sicuramente dall’impellenza di creare una protagonista che rappresentasse un modo diverso di essere donna ed essere queer (senza che per la protagonista fosse un problema). Poi personagge e personaggi sono nati man mano che la storia proseguiva, come Altea Vannini, la cui storia d’amore e violenza nel dopoguerra ancora mi tormenta.ù
Qual è stato il momento più entusiasmante della scrittura e quale, invece, quello che ti ha messo più alla prova?
Il momento più entusiasmante, sicuramente, quando ho scoperto il colpo di scena che porta alla risoluzione del caso, neanche io me l’aspettavo! Il momento più difficile è arrivato quando Altea, che ha subito violenze e abusi, si guarda allo specchio: porta sul corpo i segni del suo passato e anche un’azione semplice come spogliarsi nella propria stanza le riporta alla mente momenti orribili. Questa scena mi ha infestato per molto tempo.
Hai mai avuto un momento di stallo o di sconforto, in cui hai pensato di mollare tutto?Se sì, cosa ti ha fatto andare avanti?
Durante i mesi di scrittura e revisione è filato tutto liscio. Lo sconforto è arrivato dopo, quando ho iniziato a contattare varie case editrici per proporre il romanzo non ottenendo risposta. Ho pubblicato grazie a un concorso indetto da Golem Edizioni, che fa uno scouting continuo. Ma se non ho mollato prima è stato grazie alle persone che mi leggono da tempo e mi hanno ricordato che devo essere la prima persona a credere in me.
Cosa puoi anticiparci del tuo futuro letterario? Hai già un progetto in lavorazione o un’idea che ti sta chiamando?
Sto lavorando a un seguito di “Non è vero che in campagna c’è silenzio”, tornerà Amanda Sifri e torneranno alcune personagge e personaggi che le lettrici hanno incontrato in questo romanzo.
C’è un personaggio a cui sei particolarmente legata? E uno in cui ti riconosci di più?Perché?
Personaggia a cui sono particolarmente legata è Altea, perché ne passa tante ed è colpa mia! Parti di me sono finite inevitabilmente un po’ dappertutto nel romanzo, ma in particolare Amanda ha ereditato la mia ironia (confermiamo l'ironia sin dai primi contatti ndr) , una perfetta arma di difesa (nel bene e nel male) che però la salva nei momenti più complicati: anche quando si mette in pericolo durante le indagini, che conduce in modo del tutto improvvisato e quindi spesso fallimentare!
Quale tema o messaggio speri arrivi più forte alle lettrici?
Il fatto che non esiste un solo modo di vivere o di amare e non esiste un modo “giusto” o“sbagliato”. Le donne sono da sempre rappresentate nei libri o come sante/vittime o come puttane/peccatrici. Nel mio libro ci sono anche donne che si prostituiscono e donne che subiscono violenza, ma ognuna di loro è molte cose contemporaneamente, come nella vita. Abbiamo bisogno di più libri in cui le donne possano essere ciò che vogliono.
C’è un aneddoto curioso o un dettaglio nascosto che nessuno ha ancora notato nel libro?
Nel libro viene descritto un caso di sfruttamento della prostituzione che vede protagoniste casalinghe di Torre del Greco. È qualcosa di realmente accaduto anni fa, un caso che ha scosso la morale della piccola città. Quando ne ho letto a suo tempo ne avevo riso, delle casalinghe di norma considerate “sante” che diventano “puttane”! Poi ho iniziato a riflettere e a pormi delle domande a cui Amanda prova a dare risposta.
Domanda sul rapporto con le lettrici. Cosa ti emoziona di più nel dialogo con le tue lettrici e lettori? C’è un feedback che ti ha colpita?
Molti lettori, soprattutto lettrici, pensano che la storia sia un escamotage per parlare di patriarcato e femminismo. In realtà è proprio il contrario: io scrivo perché un personaggio vive nella mia testa e inizia ad agire, e il suo mondo pian piano si popola. Le cose accadono, la storia segue un arco narrativo e giunge alla fine. Se nel romanzo si parla di patriarcato, di amore, di queerness è perché sono cose che vivo e su cui rifletto ogni giorno.
Qual è il sogno grande, irraggiungibile, un po’ folle, che ti auguri di realizzare come autrice nei prossimi anni?
Irraggiungibile e folle? Scrivere la sceneggiatura di Ammonite 2! Risposta seria? Riuscire a scrivere storie senza ricadere in un’etichetta di genere. Nella scrittura come nella vita è un limite che impedisce di fare scelte libere e rincorrere la felicità.
Ringraziamo Martina Salvai, per averci fatto entrare nel suo mondo. Ora la prossima domanda falla tu lettrice!

