L'INTERVISTA ALL'AUTRICE
Benvenuta alle interviste di Lesbook, lo spazio dedicato alle voci che stanno plasmando l’universo della narrativa WLW nel queer contemporaneo.
Qui incontriamo autrici capaci di emozionare, sorprendere e raccontare il mondo attraverso storie che parlano di identità, coraggio e amore in tutte le sue forme.
Ogni intervista nasce con un obiettivo: entrare nel laboratorio creativo dell’autrice, scoprire da dove nasce un’idea, come prendono forma i personaggi e quali sfide accompagnano il viaggio della scrittura. Un momento intimo, autentico e senza filtri, pensato per portare le lettrici dietro le quinte del romanzo e dentro le emozioni di chi lo ha scritto.
Oggi abbiamo il piacere di ospitare Margherita Rossi, che ci accompagna in un dialogo fatto di ispirazioni, processi creativi e progetti futuri. Pronte a scoprirla?
Breve presentazione dell’autrice, del libro e del tema principale.
Sono Margherita Rossi, scrittrice genovese.
Scrivo perché è l’unico modo che conosco per parlare di emozioni che altrimenti resterebbero bloccate in gola, senza voce. Scrivo per chi, come me, ha cercato a lungo una rappresentazione anche nei libri, uno spazio in cui riconoscersi. Scrivo parlando di emozioni e d’amore, perché è lì che tutto diventa più reale.
Come è nato questo progetto? Ricordi il momento preciso in cui l’idea ha iniziato a prendere forma?
L’eco di Sobby Hill nasce da un’urgenza: dal desiderio di raccontare il potere dell’amore e dalla necessità di rispondere a una domanda che mi accompagna da sempre — che cosa resta dopo?
Dopo un trauma.
Dopo una perdita.
Dopo una vita.
Scrivendo questo romanzo, per me la risposta è arrivata: resta l’amore.
Come un’eco che continua a suonare anche quando la musica si è fermata.
E Sobby Hill, in fondo, è questo: il luogo in cui quell’eco non smette di farsi sentire.
Come sono nati i personaggi? Partivano da un’immagine precisa, da un’emozione o sono cresciuti strada facendo?
I miei personaggi nascono quasi sempre dal dolore e dalle emozioni che li tormentano. Non parto mai da ciò che sono in superficie, ma da ciò che pesa loro dentro. In L’eco di Sobby Hill ognuno di loro si porta addosso un fardello, una ferita, qualcosa che non è stato risolto. Quel peso è il vero punto di partenza: da lì i personaggi iniziano a muoversi.
Qual è stato il momento più entusiasmante della scrittura e quale, invece, quello che ti ha messo più alla prova?
Il momento più entusiasmante è stato senza dubbio quello dei saluti finali al lettore. Ho voluto rompere in parte la distanza tra chi scrive e chi legge, chiedendo al lettore di compiere un’azione precisa. L’idea era quella di far riaffiorare, un’ultima volta, le emozioni vissute lungo il romanzo. La fase più difficile, invece, è stata la costruzione della struttura narrativa. Ho lavorato a lungo per evitare buchi, incoerenze o passaggi forzati. È stato un lavoro faticoso, ma necessario per rendere la storia solida e credibile.
Hai mai avuto un momento di stallo o di sconforto, in cui hai pensato di mollare tutto? Se sì, cosa ti ha fatto andare avanti?
Sì, appunto durante la fase di strutturazione del romanzo. È stato il momento in cui mi sono sentita più bloccata.
Ciò che mi ha spinta a continuare è stata la volontà profonda di dare voce a questa storia. Sentivo che L’eco di Sobby Hill aveva qualcosa da dire e che, se avessi mollato, quella voce sarebbe rimasta inascoltata.
Cosa puoi anticiparci del tuo futuro letterario? Hai già un progetto in lavorazione o un’idea che ti sta chiamando?
In questo momento sto lavorando a una nuova storia che mi sta conquistando lentamente, ma in modo profondo: sta occupando la mia mente e, inevitabilmente, anche il cuore. È ancora presto per raccontarla, ma so già che porterà con sé emozioni intense e temi a cui tengo molto.
C’è un personaggio a cui sei particolarmente legata? E uno in cui ti riconosci di più? Perché?
Willow ha un posto speciale nel mio cuore. È una sognatrice, ma prima ancora è una ragazza che cerca disperatamente un’anima affine nel mondo. Qualcuno che la veda davvero, che le permetta di smettere di sentirsi invisibile, un fantasma.
In lei c’è una fragilità che sento molto vicina, ma anche una forza silenziosa.
Quale tema o messaggio speri arrivi più forte ai lettori?
Spero arrivi il messaggio che, anche quando ci si sente costantemente fuori posto, esisterà sempre un luogo o una persona fatti a misura per noi.E che quello possa diventare luce nei momenti più bui, una forma di speranza capace di farci sentire vivi anche quando tutto sembra spento.
C’è un aneddoto curioso o un dettaglio nascosto che nessuno ha ancora notato nel libro?
Se lo dicessi sarebbe uno spoiler ;)
Cosa ti emoziona di più nel dialogo con le tue lettrici e lettori? C’è un feedback che ti ha colpita?
Mi emoziona profondamente l’idea di poter offrire, attraverso la scrittura, uno strumento per affrontare emozioni o difficoltà personali. Leggere i messaggi delle lettrici e dei lettori mi colpisce ogni volta: scoprire che una storia può far sentire qualcuno meno solo è qualcosa di potentissimo. Credo che i libri abbiano un potere incredibile: a tutti, prima o poi, serve qualcosa in cui ritrovarsi.
Qual è il sogno grande, irraggiungibile, un po’ folle, che ti auguri di realizzare come autrice nei prossimi anni?
Diventare il riferimento che io, come lettrice queer, non ho mai avuto. Essere quella voce che avrei voluto trovare sugli scaffali, capace di raccontare emozioni, amori e fragilità in cui sentirsi finalmente visti. ❤️
Ringraziamo Margherita Rossi, per averci fatto entrare nel suo mondo. Ora la prossima domanda falla tu lettrice!
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